ELEONORA D’ARBOREA

Sa Juyghissa

È doveroso in questo particolare momento storico di guerre e afflizioni intitolare una rassegna alla giudicessa arborense, mediatrice di pace ma soprattutto donna di buon governo, citata come poche altre sovrane per essere donna di legge e non di guerre. Ciò permette di indirizzare la riflessione su terreni di pace e dialogo, auspicabili per futuri possibili scenari.

Ricordare i tentativi di pacificazione fatti da Eleonora appare ancora più appropriato per la lungimiranza che dimostra quando, compresa la serietà della situazione con il nemico aragonese, assume all’istante un atteggiamento aperto alle trattative, spinta dal desiderio di mantenere l’armonia all’interno del suo Giudicato. La stessa Carta de logu rimanda, non il ritratto di un’impavida guerriera, ma la figura di una sovrana attenta alle necessità del suo popolo, saggia studiosa a passo con i grandi pensatori della sua epoca, capace di guardare oltre la sua Isola per realizzare un progetto di pace mirato a preservare le relazioni umane fuori dagli ingranaggi cruenti che regolano i rapporti di potere e di forza.

Un sapere femminile che si allaccia alla capacità innata che le donne hanno di valorizzare l’esistenza, talento che alcune ricercatrici chiamano di creazione e ri-creazione della vita, inclinazione a migliorare il mondo e la convivenza tra gli uomini mediante il rafforzamento delle relazioni. Elionora, come altre donne in epoche diverse, si sforza di mantenere la pace, impegno che si dimostra azione di grande impatto politico e simbolico, perché evidenzia un approccio diverso alla guerra.

Per dirla con le parole di Chiara Zamboni l’efficacia di un agire simbolico è indipendente dalla quantità di persone e di luoghi di guerra in cui si è presenti. Un simbolo ha in sé un momento divino: un po’ di lievito, che fruttifica nell’anima umana.

Chiara Schirru