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SALTIMBANCHI

“Son dunque… che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia”.

Aldo Palazzeschi, Chi sono? In Poesie (1930)

In occasione della XXIVᵃ edizione, l’errante palcoscenico del Festival DROMOS svela le infinite maschere del saltimbanco e accoglie sul proprio storico tavolato musici e musicanti, giocolieri del verso e della parola, prestigiatori del sogno e funamboli della realtà, attori, interpreti e protagonisti di una poetica carovana felliniana. Addentrarsi nell’istrionico universo dei saltimbanchi significa compiere uno slancio ascensionale verso l’abisso di un mondo allegorico e metaforico sospeso tra riso e pianto, in precario equilibrio sul filo teso dell’ironia, caratterizzato dall’acrobatico capovolgimento della norma, dalla convulsa condensazione di opposti e contrari, dal frenetico susseguirsi di figure poetiche e personaggi archetipici.

Quest’umanità altra, apparentemente separata e differente, “Questa gente” che “volteggia all’aria aperta” tra i ricordi di Apollinaire, capace di instillare meraviglia nel quotidiano, di ridestare il sopito fanciullino di pascoliana memoria, offre la propria intimità più profonda e «mira di far conoscere agli uomini, meglio assai degli astronomi, che il mondo gira» (Aldo Palazzeschi) e che la vita, come il saltimbanco, è energia in perenne movimento.

Abbandonata l’autoironica maschera buffonesca, tolti trucchi e ceroni chapliniani, dismesse le logore vesti di lustrini, il saltimbanco di DROMOS si rivela, non più personaggio ma persona, proiezione empirica o volutamente iperbolica di un contemporaneo homo viator alla ricerca di se stesso. Questa tensione conoscitiva ed espressiva raggiunge la sua acme nell’immagine palazzeschiana della lente d’ingrandimento che l’artista-saltimbanco pone innanzi al proprio cuore affinché il pubblico possa conoscerne l’essenza più pura e autentica, la matrice originaria che induce all’autocoscienza, alla consapevolezza di essere microcosmo nel macrocosmo, elemento naturale immerso nella natura, responsabile di sé, delle proprie azioni, di ciò che lo circonda e di cui è parte. Sono questi i saltimbanchi di DROMOS, anime peregrine di un festival in cammino, profeti e artefici della salvifica forza dell’immaginazione, di una realtà sospesa tra la necessità e l’illusione di voler ancora una volta credere nell’umanità.

Anna Rita Punzo

SCENOGRAFIA a cura di Mattia Enna

SALTIMBANCHI MOSTRINÆ
Quando l’uomo decide di denudarsi, esponendosi con la sua genuinità fatta di pregi,
difetti e debolezze, entra in sintonia con il mondo. Mostra così la sua anima, diventando
un Mostrinæ saltimbanco: un essere unico, irripetibile e, a suo modo, bellissimo, che
acquisisce così il diritto di stare al centro dell’attenzione, di diventare il fulcro dello
spettacolo.
Ci saranno quindi ventidue piedistalli, ma solo alcuni saranno occupati da un
Mostrinæ, gli altri saranno vuoti, nella speranza che, tra il pubblico, qualcuno decida di
abbandonare le sue sovrastrutture diventando anch’esso, idealmente, un saltimbanco.