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LUCCIOLE

«Le lucciole al crepuscolo
lanciano segnali lampeggianti
coraggiosi messaggeri di luce
osano l’immensità del destino»

William Bliss Carman

Il primo Febbraio 1975 Pier Paolo Pasolini affidava alle pagine del Corriere della Sera il proprio accorato canto funebre per la scomparsa delle lucciole, sue discrete e silenziose compagne negli anni della guerra, quando nel buio della sera “facevano boschetti di fuoco dentro boschetti di cespugli“. I fragili coleotteri sono vittime dell’inquinamento e al contempo testimoni e simboli di un genocidio socio-culturale altrettanto efferato: la morte dei tratti più squisitamente virtuosi e preziosi dell’animo umano, annientati dalla feroce luce abbagliante del potere e dalle tenebre dell’industrializzazione neocapitalista che tutto muta, tutto trasforma, tutto omologa. L’orizzonte apocalittico delineato da Pasolini appare oggi rischiarato dalla consapevolezza che le lucciole non sono morte, malgrado tutto esistono, malgrado tutto resistono, dimorano nei luoghi in cui la pressione antropica si allenta, in cui il silenzio invita alla meditazione, alla corrispondenza d’amorosi sensi con la natura.

In occasione dell’edizione XXIII, il Festival DROMOS indirizza il proprio sguardo verso le lucciole, immagini polisemiche e metaforiche, alimentate dalla survivance di warburghiana memoria, in cui confluiscono idee, virtù ed esistenze animate dal coraggio, dalla capacità di non arrendersi, di restare e perseverare nonostante tutto. Il metamorfico dinamismo delle lucciole proietta visioni contrastanti: bucolici paesaggi crepuscolari abitati da leggeri bagliori e misere periferie cittadine in cui le “graziose” cantate da Faber, avvolte dalla densa penombra della sera, portano in scena sensuali ed erotiche danze.

DROMOS intende seguire le pulsazioni luminose emesse da queste esistenze travagliate e resilienti per tracciare nuovi percorsi, traiettorie virtuose di esperienze dolorose e testimonianze propositive, raccontate da “coraggiosi messaggeri di luce” che con impegno, tenacia, umiltà ed empatia hanno sincronizzato le proprie pulsazioni vitali con quelle della natura per entrare in armonia con se stessi e con gli altri. Come le carte celesti indicano la rotta ai naviganti così il Festival DROMOS mira a definire la costellazione di luoghi e comunità-bagliore che accoglieranno i molteplici linguaggi narrativi di chi ha saputo “scoprirsi lucciola” e “farsi lucciola”, coltivando la necessità di essere e trasmettere un’autentica scintilla di umanità in grado di opporsi alle tenebre profuse dalle accecanti luci del nostro tempo.

Anna Rita Punzo

Manifesto: Alberto Terrile,  Francesca S. Iola di Montese, 27 ottobre 1994 ore 17-50

SCENOGRAFIA a cura di Mattia Enna

“Voglio provare ad esistere
la mia natura è resistere
e non mi importa di perdere
quello che mi serve adesso è vivere”*

In un clima “neomedioevale” in cui il comparto culturale, in tutte le sue componenti, viene considerato come effimero e superfluo e come tale viene trattato, sta ad ogni singolo lavoratore artistico, come fosse una Lucciola, resistere e illuminare con il massimo delle sue forze la notte buia. Una resistenza per vivere, per poter mantenere integra la nostra capacità di fare esperienze, di regalare esperienze. Più Lucciole illuminano la notte, più speranza infondiamo nel cuore di chi vede e ascolta. Se tante piccole Lucciole si accendessero insieme, si proporrebbero come un piccolo faro di luce che, indica una possibile via di uscita dal buio che cerca di avvolgerci.

“Voglio raccontarti il mio strano sogno
eravate in tanti, eravamo in tanti,
tutti li”*

Una foresta scura in cui prendono il sopravvento e diventano protagoniste le dorate lucciole, con chiaro riferimento alle opere di Gustav Klimt. un omaggio alle sue figure femminili, alle sue “lucciole” bizantine, decadenti e fatali.

* Resistere, La rappresentante di lista