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La Lucciola – Leonardo Sciascia (da “L’affaire Moro”)

Nel 1978 Leonardo Sciascia pubblica “L’affaire Moro”. Sciascia è membro della commissione parlamentare d’inchiesta sugli accadimenti della primavera di quell’anno, e scrive, a ridosso degli eventi, un libro che raccoglie documentazione ma anche dubbi riguardo l’azione della classe politica in carica. Nell’incipit Sciascia racconta il suo incontro con le lucciole, come per ricollegarsi alla metafora pasoliniana della scomparsa delle lucciole.

Leonardo Sciascia – L’affaire Moro

Ieri sera per una passeggiata, ho visto nella crepa di un muro una lucciola. Non ne vedevo, in questa campagna, da almeno quarant’anni: e perciò credetti dapprima si trattasse di uno schisto del gesso con cui erano state murate le pietre o di una scaglia di specchio; e che la luce della luna, ricamandosi tra le fronde, ne traesse quei riflessi verdastri. Non potevo subito pensare a un ritorno delle lucciole, dopo tanti anni che erano scomparse. Erano ormai un ricordo: dell’infanzia allora attenta alle piccole cose della natura che di quelle cose sapeva fare giuoco e gioia.Le lucciole le chiamavamo cannileddi di Picuraro, così i contadini le chiamavano. Tanto consideravano greve la vita del pecoraio, le notti passate a guardia della mandria, che gli largivano le lucciole come reliquia o memoria di luce nella paurosa oscurità. Paurosa per gli abigerati frequenti. Paurosa perché bambini erano di solito quelli che si lasciavano a guardia delle pecore. Le candeline del pecoraio dunque. E ogni tanto ne prendevamo qualcuna, la tenevamo delicatamente chiusa nel pugno per poi aprirne a sorpresa, tra i i più piccoli di noi, quella fosforescenza smeraldina. Era proprio una lucciola, nella crepa del muro. Ne ebbi una gioia intensa. E come doppia. E come sdoppiata. La gioia di un tempo ritrovato – l’infanzia, i ricordi, questo stesso luogo ora silenzioso pieno di voci e di giochi – e di un tempo da trovare, da inventare. Con Pasolini. Per Pasolini. […]

Le lucciole, dunque. Ed ecco che – pietà e speranza – qui scrivo per Pasolini, come riprendendo dopo più di vent’anni una corrispondenza: “Le lucciole che credevi perse cominciano a tornare. Ne ho vista una ieri sera, dopo tanti anni. Ed è stato così anche per i grilli; per quattro o cinque anni non li ho sentiti, ora le notti sono sterminatamente gremite del loro frinire”.